Dagli open space alle comfort zone: come garantire aria sicura negli spazi lavorativi

La diffusione del virus rimette in discussione la prossemica degli spazi di lavoro: layout, impianti, comfort e sicurezza. Per fortuna, esistono prodotti e tecnologie che depurano l’aria, anche dai virus.

15/09/2020  |  Fantini Cosmi Tempo di lettura
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Open space, open place e coworking

L’open space è stato per anni il punto di arrivo nell’organizzazione degli spazi lavorativi, per l’incentivazione della collaborazione, la circolazione delle idee, l’efficientamento dei costi. Oltre agli open space -le aree strettamente dedicate al lavoro- si sono affermati poi gli open place, vere e proprie aree comuni dedicate alla socialità sul lavoro. Il concetto di spazi lavorativi aperti ha inoltre vissuto una seconda giovinezza con l’avvento dei coworking, basati sulla condivisione non solo delle postazioni lavorative ma anche dei servizi di ufficio. 

Spazi di lavoro comuni: quali previsioni?

Ci si chiede quale sarà il destino di questi spazi e abitudini lavorative, alla luce del distanziamento sociale. Dalla redazione di Fortune ci dicono che il Coronavirus non ha fermato il coworking, che, anzi, aggiunge alle precauzioni sull’uso degli spazi ulteriori servizi condivisi per lo smart working. Cowo, la più grande rete di coworking indipendente, ha pubblicato una Guida sulla gestione sicura dei coworking, incentrata sulle misure igienico-sanitarie, ma anche sugli approcci di comunicazione e community building. Sembrano comunque da escludersi gli scenari radicali di totale sostituzione del lavoro in ufficio con lo smart working. 

Riprogettare gli spazi e il comfort

Non v’è dubbio che molti uffici dovranno essere riqualificati all’insegna di sicurezza biologica, bilanciamento lavoro locale/remoto, flessibilità.

Un primo aspetto da valutare riguarda la modularità: gli uffici dovranno poter essere adattati facilmente a seconda delle persone presenti e delle normative sulle distanze. Un secondo aspetto è relativo alle dimensioni: ai grandi spazi aperti diventeranno preferibili ambienti e steanze per 4-5 persone, più idonee al contenimento dei contagi. Un terzo punto riguarda le regole di fruizione degli spazi comuni (conference theater, sale riunioni, mense, spazi sociali): ci si attende soprattutto l’introduzione di nuove norme comportamentali. 

Infine, dovranno essere rimessi in discussione l’approccio e le strategie sulla ventilazione e il comfort indoor.

Comfort zone e ventilazione negli uffici 

La nuova filosofia di progettazione degli uffici dovrà essere fortemente ispirata ad un concetto di comfort zone in cui la sicurezza biologica diventa prioritaria.

È evidente che la ventilazione naturale (quindi l’apertura di finestre) non sia sufficiente, perché spesso questa operazione non viene eseguita per il tempo necessario a garantire un adeguato ricambio dell’aria. Inoltre, ambienti come le camere da letto, il bagno o la cucina necessitano di ricambi d’aria differenti, mentre ambienti con una grande concentrazione di persone o frequentazione necessitano di maggiori e più consistenti ricambi di aria. In più, l’aria che arriva da fuori può essere inquinata.

Per rispondere alle differenti esigenze, viene in aiuto la ventilazione meccanica controllata con sanificazione. La VMC, di per sé, è un sistema di aerazione forzata, molto efficiente, perché permette all’aria esausta in uscita di cedere il calore all’aria fresca in entrata, senza mescolarsi ad essa, garantendo il ricambio dell’aria indoor anche a finestre chiuse.

La VMC diventa ancora più vantaggiosa se ad essa vengono abbinate tecnologie di sanificazione, che aggiungono alla minimizzazione della dispersione del calore anche la pulizia dell’aria dalle fonti di inquinamento, inclusi batteri e – in parte – virus. 

Un esempio è RHINOCOMFORT, la soluzione monostanza che unisce i vantaggi della ventilazione meccanica con recupero di calore, ai benefici della sanificazione dell’aria sfruttando il principio della fotocatalisi che scompone le molecole delle sostanze inquinanti riducendole in particelle d’acqua salubri.

Di fronte a uno scenario in cui il “full remote working” – quindi la modalità di lavoro esclusivamente in smart working – si sta rilevando per alcune imprese non praticabile o poco efficace, un’adeguata gestione della qualità dell’aria, unita alle misure di distanziamento, sarà determinante nel reimpostare gli spazi di lavoro.

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